sabato 11 marzo 2017

Il culto di Lydiard


Ho avuto modo di constatare che il runner amatore in genere tende a correre gli allenamenti di fondo lento ad una velocità superiore rispetto a quella della sua zona aerobica. Ho riscontrato questo per primo concentrandomi su quello che facevo io, trovando in seguito ampie conferme anche sul resto del mondo degli amatori. I motivi sono diversi e trovo che siano egregiamente descritti in testi famosi come "80/20 running" di Matt Fitzgerald o i libri di Philiph Maffetone. Ad ogni modo, questa scoperta, come accennato in precedenza, ha scatenato in me una vera e propria "rivoluzione" nell'approccio alla corsa, risvegliando sopiti propositi di crescita intellettuale oltre ad innescare la ricerca di un nuovo record personale nella maratona. Così ho iniziato a curare nel dettaglio la preparazione della mia prossima gara di 42 km prevista per Ottobre in occasione del trentennale della Maratona d'Italia. Prepararsi in largo anticipo ad un evento come questo significa prima di tutto trovarsi a dover organizzare le fasi di allenamento in periodi. E quando in questo ambito parliamo di periodizzazione non possiamo non pensare ad un nome su tutti, Arthur Lydiard, ovvero il neozelandese allenatore di campioni olimpici degli anni 60 nonchè inventore della famosissima "piramide".


Nella prima metà di Marzo mi trovo già ad aver percorso 700 km in questo 2017, praticamente tutti in piena zona aerobica. La chiave che mi ha permesso di adeguarmi alle andature lente da sollecitare il sistema aerobico senza stimoli anaerobici, è stata l'utilizzo a questo scopo del cardiofrequenzimetro. Il 75% della frequenza cardiaca massima rappresenta una soglia di lavoro ampiamente riconosciuta ed utilizzata in studi scientifici per definire intensità di allenamento sicuramente in zona aerobica. Per cui ho cercato di tenermi sempre al di sotto di questo cut off arrivando ad uscite della lunghezza fino a 2 ore e 30' e con percorrenze medie settimanali intorno agli 80 km (50 miglia). Ho anche constatato che per il momento oltrepassare quel volume settimanale mi comporta un eccesso di stanchezza associato a vari fastidi a legamenti e tendini, per cui ho deciso di consolidare quel livello di lavoro piuttosto che incrementare ulteriormente i km. A fine Aprile inizia il conto alla rovescia di 24 settimane all'evento. Periodo canonico per la strutturazione di un programma incrementale della forma (peaking) completo per una maratona da top runner. Ed è lì, che la mole dei miei studi negli ultimi mesi ha aperto il campo all'ispirazione di utilizzare un programma nuovo, ovvero "vecchio" perchè riproduce principi di allenamento molto in voga una sessantina di anni fa. Così ho acquistato per 100$ una tabella online sul sito della Lydiard foundation. 


Ho dunque approfondito la conoscenza della struttura di quegli allenamenti che non conoscevo e che nel programma ricorrono frequentemente, come: farlek a sensazione, sessioni di corsa media strutturate in "andata e ritorno", ripetute a piacere e sprint di 100 metri nel mese prima della maratona! Devo riconoscere di essere rimasto alquanto intrigato da questo sistema e dalla cura con cui appare sviluppato che emerge soprattutto quando lo si studia in profondità. Ho anche iniziato ad allacciarmi le scarpe con lo schema ideato dal "padre del jogging", tant'è che qualcuno potrebbe pensare che sono caduto preda del culto di Lydiard... Ma tra tutte queste belle novità, c'è anche qualcosa che non mi torna o per lo meno che mi lascia perplesso, dubbioso e in qualche modo mi toglie la certezza di riuscire veramente ad affidarmi a questo programma. I lughissimi, ciò che comunemente siamo abituati a considerare l'allenamento principale per la maratona insieme ai medi a ritmo gara, hanno una durata e una tempistica rispetto alla data della gara che mi induce uno stato d'ansia che ancora non ho saputo bilanciare. In parole povere, le uscite di corsa lunga più consistenti mi appaiono comunque troppo corte rispetto a quelle classiche, ma sopratutto eccessivamente distanti dalla gara. Per me che ero abituato a considerare come un rituale irrinunciabile l'ultimo lunghissimo di 35-37 km a 3-4 settimane dalla maratona, trovarmi a dover correre al massimo 2 ore e 30' a 6 settimane dalla gara, suona alquanto strano e mi rende diffidente. A pensarci bene, un po come se diceste ad un podista che correre più piano in allenamento lo farà andare più forte in gara.




8 commenti:

  1. lascia perplesso pur'a me.
    vabbè, a me lasciano perplesso diverse cose di lydiard e ancora più cose degli "universitari"...

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    1. Califfo ciao e grazie per l'intervento! Ti sarei davvero grato se volessi darmi un consiglio su come orientarmi per preparare una maratona da pb con tutto il tempo che mi sono preso.

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    2. se non ti convincono i lunghi, cambiali in accordo alle tue convinzioni.

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    3. Mi chiedo se a quel punto non convenga piuttosto passare ad un altro programma allora, con la sua coerenza.

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    4. ma quelle 2h30 sono per il tuo livello o per tutti?

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  2. È un programma personalizzato ma sulla base di troppo poche domande secondo me. Se non altro mi è servito da spunto per studiare..

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    1. l'ho chiesto perchè 2h30 se uno va a 4 sono 37km, se va a 5 sono 30... il difetto delle sedute a tempo è che poi la gara non è a tempo...

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    2. Nel programma in oggetto si prevede che io corra la mara a 4'30" ma le Long run me le fa correre a tempo e ad intensità ridotta. Ci sono comunque affiancati di medi vicini a ritmo gara di un massimo di 22 km.

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